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giovedì 3 febbraio 2011

Cornelius

C’era una cosa che Cornelius proprio non sopportava del suo lavoro, raccogliere i cadaveri. Odiava non potersi gustare a lungo il calore della pistola appena usata, il silenzio che seguiva tutte quelle inutili preghiere. Soprattutto odiava i sacchi in cui mettere il morto, erano piccoli, appiccicosi e correva il rischio di sporcarsi il vestito, per uno che lavorava in giacca e camicia non doveva essere il massimo.

Ormai erano dodici anni che lo faceva, aveva iniziato subito dopo il rovesciamento dell’ultimo sovrano umano, con l’avvento di Sigmund Donk III era iniziata ufficialmente l’era del controllo dei primati sugli umani. Cornelius era uno dei killer assoldati dal sovrano per eliminare tutti quegli umani che erano contro il suo potere, lavorava da solo, non voleva avere nulla a che fare con quei dilettanti dei servizi segreti governativi che ogni due per tre finivano decapitati dai rivoluzionari, lui era un professionista, lavorava per soldi non certo per ideologia o senso di appartenenza. Se gli umani gli avessero offerto di più avrebbe probabilmente accettato.

Finì di “incartare” la sua vittima, uomo, circa 40 anni umani, capo di un piccolo gruppo reazionario che aveva ucciso 7 guardie in uno scontro a fuoco in seguito allo sfondamento di un posto di blocco. Scese le scale, aprì il bagagliaio e ci depositò i vari sacchi, una volta tutto ciò avrebbe dovuto farlo di nascosto, ora invece non doveva preoccuparsi di nulla, i “buoni” erano dalla sua parte o perlomeno lui era dalla parte di chi comandava e ciò lo proteggeva e lo rendeva intoccabile. Sapeva che non sarebbe durata a lungo, doveva sistemare un paio di questioni ancora e poi sarebbe sparito a godersi il frutto di dodici anni di omicidi.

Accese un’astabagia, il corrispondente delle sigarette umane, e aprì lo sportello dell’auto ma qualcosa attirò la sua attenzione, guardò meglio il suo abito: maledetti umani, maledetta la loro rivoluzione e maledetto il loro dannato sangue così difficile da togliere.

B.

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